Wednesday, March 13, 2019

IN MEMORY OF THOSE WHO REMAIN


".......In memoria di chi rimane. 
Credo di essere morto, ma non ne sono certo.
Dovrebbe essere il  12 o il 13 Marzo del 1976. Chissà se riuscirò ad arrivare al  26 così morirò a 51 anni. Pero’ suona male. Meglio 50, più incisivo. Anzi devono essere 50 gli anni della  mia vita. Se mi sforzo, ci riesco. Ho un vago ricordo di dove mi possa trovare, ma non riesco a distinguere bene i contorni di ciò che vedo, confinato come sono a guardare un soffitto che non mi ricorda nulla. Però è bianco: potrei dipingerlo. Dipende da dove sono. Dipende se riesco a muovermi. Dipende. Quanto detesto questa parola. Quanti “dipende” ho  dovuto subire. Con “vediamo” ne ho ingoiate parecchie, di queste parole. E poi, via via le ho tutte risputate,  anzi, ho rovesciato colate di colore addosso a chi me le aveva dette. Ipocriti, deboli, false larve di essere umano.
Ma ora sono qui, intrappolato in un non luogo. Potrei essere dovunque e certo è che se mura vi sono, non sono mura amiche. Sento voci lontane, bisbigli. Perchè tutti parlano così piano? Mi farebbero compagnia e coprirebbero questo frastuono meccanico che mi confonde la mente e il pensiero. Sono io che respiro, o qualcuno che per me respira? Fuori l’ aria, dentro l’ aria. Follia. Io non sono più. Sono già oltre. Mi sento un privilegiato.
Percepisco mani non note che mi toccano, mi aggiustano, sistemano  fili di finta esistenza che escono dal mio corpo come se mi appartenessero. Non sento dolore, non sento nulla, sono cullato da un  torpore come dopo un lungo sonno, o una grande sbronza. Buio, luce, buio. Come la vita. Come la morte. La morte.  Mi ha rincorso più volte, ma ora è lì che ghigna e mi fa ridere perchè mi accorgo che ha paura di me, perchè l’ ho dipinta tante volte. Mi ha seguito passo passo. Me la sento dietro le spalle, appollaiata su questo letto, mi starnazza intorno, spia questo mio respiro surreale. Fra non molto me la sentirò addosso, ma non mi troverà impreparato e raccoglierà solo materia, perchè mi svuoterò completamente. In fondo mi fa tenerezza.  E’ solo uno strumento, una misera operaia con un mestiere difficile. ….”  (Nota: Questo è l 'incipit di un libro mai nato e che mai nascerà. Contiene stralci tratti dal Manoscritto  di Madoi, tra il 1974 e il 1975. Ah, poi era il 13, il 13 Marzo 1976, come oggi) 
....... " In memory of those who remain. 
I think I'm dead, but I'm not sure. It should be March 12 or 13, 1976. I wonder if I can make it to March 26 so I will die at 51. But it sounds bad. Better 50, more incisive. Indeed it must be 50, the number of the years of my life. If I try, I can. I have a vague memory of  the latest events that brought me here,   but I cannot clearly distinguish the contours of what I see, as I am constantly looking at a ceiling that reminds me of nothing. But it's white: I could paint it. It depends on where I am. It depends if I can move. It depends. How much I hate this word. How many "depends" I had to suffer. With "let's see" I swallowed several of these words. And then, as soon as I could,  I spit them out  spilling color streams on whoever had addressed them to me. Hypocrites, weak, false larvae of human beings.
But now I'm here, trapped in a non-place. I could be anywhere and it is certain that if there are walls, they are not friendly walls. I hear distant voices, whispers. Why is everyone talking so softly? They would keep me company and cover up this mechanical noise that confuses my mind and thoughts. Is it me who breathes, or someone who breathes for me? Outside the air, inside the air. Madness. I'm not anymore'. I am over. I feel privileged.
I perceive unknown hands that touch me, take care of me, fix fake existence threads that come out of my body as if they belonged to me. I don't feel pain, I don't feel anything, I'm lulled by a numbness like after a long sleep, or a great hangover. Dark, light, dark. Like life. Like death. The Death. She chased me several times, but now she is here so close and snerring at me and making me laugh realizing that she is afraid of me having being my favoured model so many times. She followed me step by step.Now I can feel her behind my back, perched on this bed, fussing around, watching this surreal breath of mine. Before long I will feel her all over  me, but she will not find me unprepared and will collect almost nothing from me as I have nothing left. In the end it makes me feel tender. She is just a  tool, a poor worker with a difficult job. …." (Note: This is the incipit of a book never born and that will never see the light and  it contains excerpts  from Madoi's Manuscript, between 1974 and 1975. Ah, actually it was  March 13, 1976, like today)