Wednesday, April 17, 2013

ARIA

Aria.
Necessità fisica, umorale, incontenibile di respirare.
Non solamente un dentro aria / fuori  aria meccanico e inevitabile, ma un riappropriarsi di respiri profondi e liberatori.
E poi silenzio, please.
Dobbiamo pensare, riprenderci.
Madoi era maestro di queste tecniche di personale auto riferibilità del proprio io.
I suoi respiri erano uragani, i suoi silenzi muri invalicabili e i pensieri che ne scaturivano decretavano la nostra futura condanna, o meglio, senza voler drammatizzare, influivano sulle nostre vite nei mesi/anni a venire.
Ma era piacevole e sfiancante, divertente e struggente, prendere parte a queste fasi preliminari di futuri progetti, anche solo virtuali o che nascevano e cessavano di esistere tra un respiro e l' altro. 
Mille pensieri, mille desideri che si scontravano più o meno subito e si sfilacciavano alle prime battute di contradditorio saggio proveniente, non richiesto, dai soliti corvi.
Quelli che ti prendono per i piedi mentre cerchi di lievitare verso futuri immaginati e sperati, anche solo per vedere meglio,  e ti smontano pezzettino dopo pezzettino quelle idee, quei voli, quei sogni che sai di poter realizzare, togliendoti anche la sola voglia di provarci.
Ogni tanto penso che Madoi si sia così stufato di tutto questo da aver segretamente deciso di andarsene così presto, come poi è avvenuto. E seguendo questo pensiero, sono certa che abbia anche perfidamente deciso di lasciare - come ha fatto - tutto il suo possibile, gli assaggi più allettanti di quanto avrebbe potuto realizzare, se il tempo e i corvi glielo avessero permesso.
Deve essere andata così.